\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Assai poco si conosce della giovinezza di Machiavelli e della sua formazione culturale. Fin dai primi scritti risulta percepibil
e un modo caratteristico di impostare lÆanalisi politica, sulla base di una considerazione realistica dei rapporti fra gli individui e fra gli stati per un verso e, per lÆaltro, di un confronto razionale fra i casi moderni e lÆesempio degli antichi Roman
i. Alcuni capitoli dei \i Discorsi\i0 (I, 5-6) sono imperniati proprio sul confronto fra Venezia e lÆantica Roma. La debolezza militare della prima Φ il prezzo della costituzione aristocratica con cui Venezia ha voluto escludere da sΘ i conflitti intern
i. LÆantica Roma si dette invece una costituzione in cui alla plebe era concesso un potere rilevante: il che si tradusse, per un verso, in una sempre pi∙ pesante conflittualitα interna, ma, per lÆaltro, in una straordinaria potenza militare. La disunione
e la debolezza dellÆItalia del suo tempo erano causate dalla presenza in essa di una entitα come la Chiesa di Roma che non aveva potuto unificarla sotto di sΘ, dati i suoi limiti insuperabili di ôprincipato ecclesiasticoö, ma aveva ben saputo render van
i, appellandosi ad alleati stranieri, tutti i tentativi che altri, dai Longobardi ai Veneziani, avessero operato in quella direzione (\i Discorsi\i0 I, 12). La situazione italiana richiedeva una guida politica ferrea e consapevole. Nella recente storia
era passato, fugace come una meteora, quel Cesare Borgia che aveva offerto, a dire di Machiavelli, un limpido esempio delle virt∙ necessarie al ôprincipe nuovoö: aveva egli soprattutto dato la prova, nella sua Romagna, che era possibile domare lÆanarchia
feudale collÆopportuna ferocia e spietata determinazione, e conquistare in tal modo lÆamore dei popoli finalmente uniti e pacificati (\i Principe\i0 VII). Al principe nuovo Machiavelli non prospettava (come tanti, prima di lui, avevano fatto) i princip
i di unÆetica pubblica riferita a ôcome si dovrebbe vivereö, ma le crude leggi dellÆoperare politico dettate dalla ôveritα effettuale della cosaö (\i Principe\i0 XV). La veritα effettuale della storia Φ il conflitto: fra gli stati, fra i gruppi sociali,
fra gli individui, si combatte una lotta senza soste e senza regole (a meno che un potere superiore non costituisca, appunto, delle regole e obblighi gli altri a rispettarle). Nella dimensione della politica lÆunica antitesi dotata di senso Φ quella che
oppone alla mera violenza della dissoluzione il comando razionale della forza: tale valore positivo va dunque perseguito con totale inflessibilitα, anche quando ci≥ obblighi a ôentrareö in azioni cui la coscienza morale dα il nome di ômaleö (\i Principe
\i0 XVIII). Il principe nuovo e, in generale, lÆuomo di stato si muovono per un campo avvolto da una profonda zona dÆombra, da un margine di rischio, in cui si annidano le forze e le decisioni degli avversari attuali e potenziali, un campo che solo in p
arte pu≥ essere sondato e distinto dalla ragione: resta un momento incalcolabile, rispetto al quale lÆuomo politico non pu≥ far altro che tendere al massimo la sua capacitα di resistenza. Questo momento non distintamente calcolabile e prevedibile Machiav
elli chiama ôFortunaö. La Fortuna pu≥ schiantare ogni cosa: ma la Virt∙ del politico deve allestire tutti ôi ripari e gli arginiö che sia in grado di alzare perchΘ lÆurto delle forze avverse ne venga, se non stornato, almeno attenuato (\i Principe\i0 XX
V). La teoria politica di Machiavelli non si presenta in forma di ôsistemaö, ma come vivo svolgimento di pensieri che dα, ai temi fin qui esposti, sviluppi complessi e variamente tormentati nelle diverse opere e anche in pi∙ luoghi della medesima opera.
Si pensi ai vari ôvoltiö che presenta la Fortuna in diversi capitoli dei \i Discorsi\i0 (II, 1; II, 29; II, 30; III, 9; ecc.); oppure a come trascolori di libro in libro, nella medesima opera, il grande tema della ôimitazioneö. Fin dal proemio al libro
I, Machiavelli espone il doppio motivo del permanere e del mutamento; il mondo e gli uomini non hanno mutato ômoto, ordine e potenzaö rispetto a come ôerano anticamenteö e tuttavia della antica virt∙ ônon Φ rimasto alcun segnoö. Nel corso del primo libro
, il motivo del permanere, su cui Φ costruita lÆidea che Roma antica rappresenti un modello effettivo di perfezione politica, riesce nel complesso a mantenersi dominante. Nel libro successivo, invece, il suo dominio appare assai difficile e incerto. Nel
secondo proemio, lÆatto dellÆimitare non Φ pi∙ proposto come termine di un valore autosufficiente ma Φ condizionato dallÆaprirsi, o non aprirsi, di una conveniente ôoccasioneö, e anzi si dice, a chiare lettere, che nel presente tale occasione non Φ data
ôper la malignitα deÆ tempi e della fortunaö. Nel terzo proemio, infine, la nota dellÆimitazione tace: la regola, l∞ esposta, del ôridurre ai principiö, del riportare le costruzioni storiche, come gli stati, alle fonti etico-politiche della loro identitα
, in tanto pu≥ essere prospettata a colui che si trovi ad agire entro un dato ôcorpoö statuale, in quanto essa stessa tuttavia consegni ciascun ôcorpoö allÆidentitα specifica e intrascendibile che nel suo ôprincipioö Φ custodita. LÆidea di ôimitazioneö t
ramonta cos∞ in una pi∙ drammatica, non bene esplicita e chiarita nozione del nesso che lega sapere storico e prassi politica. Le maggiori opere machiavelliane furono date alle stampe, a Roma e Firenze, nel 1531-32, soprattutto come eccellenti prove dell
a civiltα letteraria fiorentina. Sul piano della cultura politica, invece, la lezione di Machiavelli sub∞, in Italia, una dura sconfitta, perfezionata con la messa allÆIndice del 1559. I capitoli pi∙ significativi della fortuna di Machiavelli sono perci≥
legati alla storia dei grandi stati europei: dalla formazione dello stato nazionale francese (J. Bodin), alla rivoluzione inglese (J. Harrington), alla rinascita tedesca dellÆOttocento (J. G. Fichte, G. W. F. Hegel). LÆItalia del Risorgimento riscopre M
achiavelli con U. Foscolo e, soprattutto, con le pagine di F. De Sanctis, che attribuiscono al ôSegretario fiorentinoö un ruolo di protagonista nella storia dello spirito nazionale.
